Intelligenza emotiva: cos’è e perché aiuta ad avere successo

Vuoi sapere che cosa si intende con l’espressione intelligenza emotiva? Sei interessato a capire di cosa si tratta? Chissà quante volte ne avrai sentito parlare. A scuola, all’Università, in occasione di colloqui di lavoro, nelle conversazioni più svariate. E già, perché si tratta di un concetto davvero fondamentale.

Sei fortunato. In questa guida tratteremo proprio questo argomento.

Inserita dal World Economic Forum tra le prime dieci competenze richieste entro il 2020, ricercata dai recruiter e incoraggiata dagli imprenditori di tutto il mondo, l’intelligenza emotiva riveste un ruolo sempre più importante nel mondo del lavoro. Numerose statistiche hanno dimostrato come questa qualità sia fortemente richiesta da chi si occupa di risorse umane. Secondo gli esperti, infatti, essa è fondamentale per la carriera e per favorire lo sviluppo di un ambiente di lavoro sano e produttivo.
Scopriamo insieme perché.

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Intelligenza ed emozioni: perché è importante imparare a gestirle

Ti stai ancora chiedendo “Ma concretamente l’intelligenza emotiva cos’è?”. Eccoti la risposta. Per intelligenza emotiva in psicologia si intende la capacità di un individuo di riconoscere, distinguere, definire e gestire le proprie emozioni e quelle degli altri. Il primo a teorizzarne l’esistenza è stato lo psicologo e giornalista americano Daniel Goleman. Vediamo nello specifico di cosa si tratta.

IE: Significato e storia

Partiamo dalle base dell’intelligenza emotiva: significato e storia. Il termine (che è possibile abbreviare in IE o EI, dall’inglese Emotional Intelligence) è relativamente recente. La prima definizione risale al 1990 ed è stata proposta dagli psicologi statunitensi Peter Salovey e John D. Mayer. Tuttavia il concetto d’intelligenza emotiva è diventato davvero noto a partire dal 1995, anno di pubblicazione del best seller di Daniel Goleman, “Intelligenza Emotiva: Che cos’è e perché può renderci felici”.

Ad anticipare il significato di intelligenza emotiva è Gardner, lo psicologo statunitense che per primo ha proposto il modello delle intelligenze multiple. Howard Gardner ha sfidato il punto di vista tradizionale secondo cui l’intelligenza deve essere considerata come una facoltà mentale unitaria. Secondo Gardner non esiste l’intelligenza, ma esistono le intelligenze. Egli ne individua ben 7, alle quali in seguito ne aggiungerà altre 2, per un totale di 9:

  • Linguistica;
  • Logico-matematica;
  • Musicale;
  • Spaziale;
  • Corporeo-cinestetica;
  • Interpersonale;
  • Intrapersonale;
  • Naturalistica;
  • Esistenziale.

Tra le varie abilità intellettive che Gardner ha individuato, sono quella interpersonale e intrapersonale, ossia quelle che si riferiscono alle competenze sociali, ad aver destato l’interesse maggiore fra gli psicologi e ad aver trovato uno sviluppo nelle teorie di Goleman.

Goleman, Intelligenza Emotiva: riassunto

Per IE Goleman intende la capacità di identificare le emozioni, di comprenderle, di usarle e di gestirle per affrontare meglio la vita e raggiungere i propri obiettivi personali e professionali.

Come si può leggere a proposito dell’intelligenza emotiva nel suo libro, la cui trama cercheremo qui di riassumere, le emozioni non devono essere represse ma devono vivere con noi, in modo attivo. Esserne consapevoli, infatti, può aiutarci a far sì che queste non rappresentino un ostacolo nel raggiungimento dei nostri scopi, ma che anzi riescano a darci dei benefici e ci consentano di reagire meglio agli stimoli e agli eventi della vita.

Delle applicazioni e dell’utilità nella vita quotidiana dell’intelligenza emotiva di esempi se ne potrebbero fare a iosa. Si pensi solamente a quanto può essere utile nei rapporti di coppia o nelle situazioni di tensione la capacità di mediare, di ascoltare l’altro, di calmarlo, di autoregolarsi.

Secondo Goleman l’IE si basa sulle seguenti abilità:

  • Autoconsapevolezza;
  • Autocontrollo;
  • Motivazione;
  • Competenze sociali,
  • Empatia.

Capacità di riconoscere le proprie emozioni e di dominare e accogliere anche quelle negative, dunque, in primis.  Ma anche riuscire a motivare sé stessi e gli altri nel raggiungimento degli obiettivi. Requisito fondamentale è, infine, l’empatia, cioè la capacità di mettersi nei panni dell’altro, di percepire lo stato d’animo e i sentimenti di un’altra persona.

Queste, insieme ad altre capacità, come la gestione del tempo, l’assertività e il problem solving, sono dette anche soft skills e sono richiestissime in ambito lavorativo, poiché sono la chiave di una leadership di successo.

Sull’intelligenza emotiva di Goleman tra le frasi più famose possiamo annoverare la seguente: “Quando le persone sono a loro agio lavorano al meglio”.

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Intelligenza e leadership emotiva

Parliamo ora di intelligenza emotiva e leadership. L’IE è data da un insieme di competenze razionali ed emozionali, utili al fine di prendere decisioni ottimali. Va quindi da sé che esista una strettissima correlazione con le abilità di leadership. Ne “L’Intelligenza Emotiva”, ma anche nel più recente “Leadership Emotiva”, del 2012, Goleman individua sei stili fondamentali di leadership:

  • Visionario/autorevole;
  • Coach;
  • Federatore;
  • Democratico;
  • Incalzante;
  • Coercitivo/autoritario.

Mentre i primi quattro favoriscono un clima che migliora le prestazioni lavorative, gli ultimi due e in particolare quello autoritario, vanno intrapresi con prudenza e adottati solo in situazioni specifiche. Ad ogni modo i leader migliori sono quelli in grado di padroneggiare e mescolare all’occorrenza tutto o quasi gli stili.

Emotional intelligence a scuola

Altro tema importante è quello dell’intelligenza emotiva a scuola. Secondo Goleman l’IE è presente in ognuno di noi. È importante che i genitori e gli educatori insegnino e aiutino i bambini a riconoscere, esprimere e gestire le loro emozioni.

Inutile dire che la famiglia è il primo contesto attraverso il quale si sviluppa un’educazione emotiva. Avere dei genitori intelligenti sotto il profilo emotivo è un grande beneficio.

Ma anche la scuola può costituire un luogo fondamentale per lo sviluppo di questo tipo di intelligenza.

Compito della scuola dovrebbe essere quello di promuovere qualità e attitudini come l’autocontrollo e la sicurezza di sé, l’espressione dei propri i sentimenti, la capacità di ascoltare e di risolvere i conflitti, di cooperare e tutte le altre abilità della vita emotiva.

La presenza di spazi dedicati all’educazione emozionale nei programmi scolastici può aiutare a prevenire l’insorgere di alcuni disturbi fra gli adolescenti e i bambini, a contrastare certe forme di disagio giovanile, come ad esempio le dipendenze.

Lo stesso Goleman in “Intelligenza Emotiva”, il libro che lo ha reso celebre, riporta l’esperienza positiva di una scuola elementare di San Francisco rispetto all’applicazione di un programma di alfabetizzazione emotiva.

I bambini che imparano a gestire le proprie emozioni e i propri sentimenti tollerano meglio le situazioni stressanti, riescono ad apprendere in maniera più approfondita, imparano a comunicare meglio i propri stati emozionali, sono in grado di sviluppare relazioni positive con la famiglia e gli amici e ottengono maggiori successi a scuola.

intelligenza-emotivaIntelligenza e Quoziente Emotivo

Oggi, grazie agli studi di Gardner, sappiamo che non esiste un’unica forma di intelligenza e che non tutte vengono misurate dai test che valutano il QI. Gli studi di Goleman dimostrano che il QI contribuisce solo al 20% di successo nella vita, il resto è in gran parte il risultato proprio dell’intelligenza emozionale

Si può fare per misurare la propria intelligenza emotiva un test. Il QE serve per misurare il cosiddetto Quoziente di Intelligenza Emotiva. Su Internet se ne trovano diversi. Uno dei più accreditati è quello di Pagine Blu.

Sull’intelligenza emotiva i libri sono numerosi. Oltre a quelli già citati, ti consigliamo “Intelligenza Emotiva 2.0” di Travis Bradberry e Jean Greaves.

Intelligenza emotiva: conclusioni

In conclusione di questa guida sull’intelligenza emotiva, possiamo affermare che per raggiungere successo, felicità e relazioni di qualità l’intelligenza propriamente detta da sola può non bastare. Servono soft skills, competenze sociali sviluppate e una forma di intelligenza spesso difficile da notare, ma semplice da coltivare: l’intelligenza delle emozioni.


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